Neve Sottile – Jun’ichiro Tanizaki – Recensione

Risultati immagini per neve sottile tanizakiAttraverso la storia delle quattro sorelle Makioka, appartenenti a una importante, ma decaduta, famiglia di Osaka, Jun’ichiro Tanizaki, con Neve Sottile, racconta il suo Giappone che, durante il secondo conflitto mondiale, si confronta con la cultura occidentale.

Dico subito che il romanzo è molto bello e avrebbe potuto essere un capolavoro, ma al tempo stesso è anche un’occasione persa. Se fosse stato un po’ più “politico” e coraggioso, staremmo ora parlando di una delle più grandi opere di sempre. Ma l’autore ha scelto diversamente e non ha optato per una feroce critica al regime. Peccato! Poiché, in realtà, della guerra mondiale e della situazione geopolitica dell’impero nipponico viene detto poco: accenni, pennellate d’acquerello sullo sfondo, insomma.  E nonostante tanta timidezza, bisogna dire che, comunque,  Neve Sottile non fu risparmiato dalla censura dell’epoca. I personaggi non furono ritenuti particolarmente interessati alla guerra e al nazionalismo nipponico. E forse qualcuno, nel regime, avrebbe desiderato manifestassero più entusiasmo per la causa giapponese e panasiatica.

L’autore si sofferma sulla vita delle quattro sorelle, considerate un po’ le sorelle March giapponesi di alcottiana memoria. Come in gran parte della letteratura nipponica della prima metà del 1900, il tema portante è il contrasto ed il matrimonio tra un mondo tradizionale e la modernità che, per chi ha vissuto secoli di isolazionismo, può essere dirompente e scioccante e, inizialmente, difficile da gestire.

Dal mio punto di vista, Tanizaki avrebbe potuto rischiare un po’ di più. Ma forse è solo perché non ho vissuto quel periodo, che non riesco a capacitarmi di come in questo romanzo ci potessero essere gli estremi per la censura. E questa è una cosa che devo necessariamente notare, poiché è la quarta di copertina a sottolineare l’episodio, creando aspettative un po’ distorte.

Ma, per finire, va assolutamente detto che Tanizaki non mi ha deluso e scrive bene: ha un’ottima prosa e sa caratterizzare bene i suoi personaggi, dividendoli in tipi umani ben differenziati tra loro e tutti molto interessanti da scoprire nelle varie dinamiche del romanzo. Credo vorrò sicuramente leggere altro di questo autore, perché sono convinto che nella sua bibliografia troverò opere da gradire persino di più.

– Giuseppe Circiello –

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Il Fucile da Caccia – Inoue Yasushi – Citazione – 2

Amare, essere amato…come sono tristi le azioni umane. Quando ero al secondo o al terzo anno del liceo femminile, durante un esame di inglese vennero fuori alcune domande sulla forma attiva e passiva dei verbi. Colpire, essere colpito; guardare, essere guardato… mischiati tra tanti verbi come questi, ce n’erano due che emanavano una luce speciale: amare, essere amato.
Mentre guardavamo con attenzione le domande leccando le matite, a un certo punto da dietro le spalle mi arrivò un bigliettino, che qualcuno aveva fatto girare per gioco. Guardai, c’erano scritte due domande: “Vuoi amare?”, “Vuoi essere amata?”.
E sotto la frase “Vuoi essere amata?”, scritti con l’inchiostro o con la matita blu e rossa, c’erano molti cerchietti, mentre nella colonna del “Vuoi amare?” non c’era nemmeno il più piccolo segno di adesione. Anch’io non feci eccezione e aggiunsi il mio cerchietto sotto “Vuoi essere amata?”.
Perfino le ragazze di sedici, diciassette anni, che capiscono ben poco di cosa quelle parole “amare”, “essere amato” possano significare, intuiscono già per istinto che la felicità sta nel fatto di essere amate.
Solo la ragazza seduta accanto a me, quando le passai il biglietto, vi diede una rapida occhiata e subito, a colpo sicuro, con un deciso tratto di matita tracciò un grande cerchio nella colonna bianca ignorata da tutte le altre. Lei voleva amare.
Ricordo ancora chiaramente che provai allo stesso tempo antipatia per quella compagna priva di mezze misure, e disorientamento per essere stata colta di sorpresa. La ragazza era un tipo insignificante, dall’aria malinconica, e i suoi voti non erano particolarmente alti. Non ho idea di come sarà diventata da grande quella ragazza dai capelli un po’ rossastri, sempre sola, ma chissà perché, dopo più di vent’anni, mentre scrivo questa lettera, i lineamenti del suo viso mi tornano chiari alla mente.
Quando, giunte alla fine della loro vita, serenamente distese, volgeranno il loro viso al muro della morte, tra la donna che ha goduto appieno della felicità di essere amata e la donna che può dire di avere avuto poche gioie ma di avere amato, a quale delle due Dio vorrà concedere il tranquillo riposo? Ed esiste, in questo mondo, una donna che possa dire davanti a Dio: “Io ho amato”?
Sì, sono sicura che esiste.
Forse la ragazza dai capelli sottili crescendo è diventata una di quelle poche elette. Avrà magari i capelli in disordine, il corpo segnato dalle ferite, gli abiti a brandelli, ma potrà dire a testa alta, con fierezza: “Io ho amato”.
Ed esalare l’ultimo respiro.
Ah, basta. Vorrei fuggire. Ma per quanto tenti di scacciarlo via, il viso di quella ragazza mi perseguita, e non riesco in nessun modo a liberarmene. Perché quest’ansia insostenibile, a poche ore dalla mia morte? La punizione naturalmente riservata a una donna che non ha sopportato la sofferenza di amare e ha cercato la felicità di essere amata sta finalmente arrivando…

– Il Fucile da Caccia, Inoue Yasushi

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Recensione di Il Fucile da Caccia – LEGGI

Il fucile da caccia – Inoue Yasushi – Recensione

Risultati immagini per il fucile da caccia inoue yasushiForse solo un giapponese poteva, con tanta delicata bellezza, sbatterci in faccia l’imperscrutabilità dell’animo umano. Perché il Giappone conosce queste dicotomie, essendo la terra delle passeggiate sotto piogge di petali di ciliegio e dei samurai e del seppuku.


Il fucile da caccia, esordio di Inoue Yasushi come scrittore di prosa, è un breve romanzo in forma semi-epistolare. E’ un testo che parla di amore, di addii, di solitudine e – “dulcis” in fundo – di incomunicabilità. E’ un racconto profondo che mette in luce come l’altro, per quanto noi lo si possa conoscere, rimarrà sempre ignoto. Perché non ci mostriamo mai completamente per quelli che siamo. Un po’ perché ci sono maschere ineliminabili e un po’ perché, a volte, è l’essere umano a non conoscere a fondo se stesso.

L’unica cosa che accomuna tutti è la ricerca dell’amore. Qualcuno preferisce “essere amato“, qualche altro preferisce “amare“.
Personalmente, spero riuscirò ad avere entrambe le cose nella mia vita, perché una qualunque delle due, priva dell’altra, può far soffrire non poco.
Un libro che consiglio. Fa riflettere e, forse, insegna a non dare per scontati i sentimenti e gli intendimenti di chi abbiamo vicino.

– Giuseppe Circiello –

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