Iran e diritti umani, elezioni presidenziali e come nulla cambia

Parlerò oggi di Iran e diritti umani. Mi sembra doveroso perché, tra pochi giorni (esattamente il 19 Maggio), vi si terranno le elezioni presidenziali. Vari sono i candidati, ma si pensa che il presidente uscente, il riformista Hassan Rouhani, possa essere rieletto. Per ottenere il primo mandato, promise due cose: una distensione dei rapporti con gli Stati Uniti, per cercare di far uscire l’Iran dal suo isolamento; e un maggiore impegno, sul fronte interno, per aumentare la libertà dei cittadini iraniani, soprattutto delle cittadine, che vivono da quasi quarant’anni sotto l’oppressione della teocrazia.

In campo estero, il presidente si è effettivamente impegnato. E’ arcinoto l’accordo sul nucleare, che fu siglato da lui e da Obama (e che oggi l’amministrazione Trump mette, pericolosamente, in discussione). Ma per quanto riguarda i diritti umani all’interno del paese, purtroppo, nulla sembra cambiato. Nonostante una società civile giovane e istruita e che, grazie alle nuove tecnologie, si apre sempre di più al mondo, tutti coloro che chiedono libertà dal giogo della sharia, la legge islamica, non hanno voce e non sono rappresentati.

In Iran, le donne, per legge, devono avere sempre il capo coperto e vestire modestamente, altrimenti possono essere arrestate. Possono guidare, diversamente dall’Arabia Saudita, però non possono andare in bicicletta. Non possono allontanarsi dal Paese senza il consenso del padre o del marito. Non possono essere giudici e la loro testimonianza vale metà di quella dell’uomo. In Iran (come in Arabia Saudita), vige un vero e proprio sistema di apartheid, tra i due sessi. E si potrebbe continuare… e un po’ lo faccio: i giovani possono essere frustati, se vengono scoperti a fare delle feste, le femmine non possono esercitare la professione di cantante, gli omosessuali vengono condannati a morte e non è possibile il dissenso politico…etc etc

Qualcuno mi potrà chiedere, ma perché parli proprio di questo paese? D’altra parte in tanti altri paesi ci sono situazioni più o meno simili. Beh, ne parlo perché l’Iran ha delle enormi potenzialità. Come Persia è stato la culla della prima religione monoteista, il Mazdeismo, diffuso dal profeta Zarathustra. E ne parlo per via della gloriosa storia dell’impero persiano di Ciro, Cambise, Dario, Serse, Artaserse. Ne parlo perché è stato la patria di numerosi poeti di valore, sia nell’antichità, che nella modernità, come Sa’di e Rumi, oppure Farough Farrokhzad. E molti altri nomi, nelle arti e nelle scienze, potrei aggiungere.

Il punto è che è una terra fertile e ricca di storia, oggi ridotta ad un regime teocratico che si impone col sangue e la repressione. Mi dispiace vedere tante potenzialità, ingiustamente sprecate. Se penso che Khomeini si vantava di non avere mai ascoltato Mozart e Beethoven, perché riteneva immorale la musica classica, mi piange il cuore. Ma non giudico lui, per questo. Lo condanno però per aver voluto imporre la sua visione a tutti gli iraniani. Chi fece la rivoluzione islamica, contestava allo Shah di Persia di aver imposto il laicismo anche a chi non voleva e con mezzi repressivi. Beh quei rivoluzionari del 1979, proclamando la repubblica islamica, hanno poi agito esattamente allo stesso modo. E’ cambiata l’imposizione. Ma imposizione pur sempre vi è.

Fortunatamente, però, i social network stanno dissolvendo, a poco a poco, quella cappa di silenzio che c’era intorno al regime. Su Twitter, su Facebook, etc, le nuove generazioni, ma non solo, trovano degli spazi di libertà e protesta. Questo potrebbe essere un’inizio, per un lento cambio, verso qualcosa di migliore. Ad esempio, mi piace qui ricordare la giornalista iraniana Masih Alinejad, che da anni denuncia, attraverso la pagina facebook My Stealthy Freedom, le discriminazioni contro le donne, che avvengono nel paese. In questo spazio virtuale, le donne iraniane hanno la possibilità di pubblicare la loro foto, senza velo islamico. Un velo tolto per strada, dove non potrebbero… anche se per pochi secondi. Ed è bello iniziare a respirare un poco di libertà, anche se per adesso deve essere stealthy (furtiva).

Poco tempo fa, Masih Alinejad lanciò anche un’altra campagna, #meninhijab, in cui gli uomini furono invitati a farsi fotografare indossando l’hijab, in solidarietà con le loro donne, chiedendo l’abrogazione della legge che ne prevede l’obbligo.

In realtà, proprio perché seguo questa pagina facebook, mi è venuto in mente di parlare di Iran e Diritti Umani. Poiché Masih ha pubblicato un video, un paio di giorni fa, in cui si vede come, a Teheran, la polizia “morale“, (mah), tratta una donna. Come se non fosse una persona, praticamente, perché la investe. In pratica, la donna protestava perché le avevano preso i documenti… molto probabilmente perché non rispettava, secondo loro, il codice della strada? No! Non rispettava il codice di abbigliamento mentre era alla guida. Allora, la donna cerca di riavere i propri documenti… e si para davanti alla volante che se ne sta andando. E sapete cosa succede? Quegli uomini, valutando zero la vita e/o l’incolumità di una donna, non si fermano. Posterò anche io il video, perché nel mio piccolo credo sia una cosa che vada denunciata. Perché qui, per finire, torniamo di nuovo a Rohani.

Non posso sopportare che si nascondano i nudi delle nostre statue e dipinti, quando il presidente iraniano viene in visita da noi, per tutelarne “i sentimenti di modestia (per puri fini economici nostri, sia inteso) e che poi la sua polizia, per gli stessi “sentimenti di modestia” tratti le donne in questo modo.

Sì, il 19 si voterà in Iran. Probabilmente vincerà il candidato riformista. Ma non illudiamoci. E’ il Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione e la Guida Suprema (Khamanei), che accettano le candidature. Ed ovviamente i veri riformisti vengono tenuti puntualmente fuori dai giochi. Con questo meccanismo machiavellico non cambierà niente. E allora da qui, noi, possiamo almeno denunciare e cercare di far pressione sui nostri politici, come opinione pubblica, per far sì che si preoccupino un po’ meno di coprire piselli e un po’ di più di far pressione, anche loro, in favore dei diritti umani.

Ecco il video che mi fa rivoltare dentro… per loro, e che mi fa sperare nel genere umano, invece, per quanto riguarda il coraggio di questa donna.